Nel 1945, mentre l’esercito americano si appresta a rientrare in patria, un coraggioso dirigente dei Brooklyn Dodgers decide di rilanciare la squadra ingaggiando un giocatore nero di ventisei anni, Jackie Robinson. Fino a quel momento il grande baseball era segregato: soltanto i bianchi vi potevano giocare. Ma nel campionato del 1947 Robinson infrange la barriera del colore e diventa il primo afroamericano a giocare nelle Major Leagues. Il libro di Scott Simon ripercorre le tappe di questa prima esaltante stagione di Robinson nei Dodgers. È il racconto di una pagina di storia che ha illuminato le contraddizioni dell’America del secondo dopoguerra, oltre che il toccante affresco di una Brooklyn d’epoca. Ma è soprattutto il ritratto di un grande atleta che ha dovuto affrontare insulti, discriminazioni e minacce di morte solo per poter giocare a uno sport in cui eccelleva. «Jackie Robinson» ha detto Barack Obama «ci ha mostrato come trasformare la paura in rispetto».